Simone Sitta: un artista tra musica, teatro e collaborazioni internazionali

Simone Sitta è un artista che non conosce confini. Violoncellista di fama internazionale, attore teatrale e performer, la sua carriera spazia dalla musica classica alle collaborazioni con artisti di fama mondiale come Elton John, Ricky Martin, Dardust,  Dua Lipa e i Måneskin. In questa intervista, Simone racconta come è nata la sua passione per il violoncello e il canto, le emozioni vissute su palchi prestigiosi come quello del Festival di Sanremo e la sua continua ricerca artistica che lo porta a esplorare nuovi orizzonti, senza mai dimenticare le sue radici. Un dialogo che svela il suo percorso e la sua visione dell’arte come linguaggio universale.

a cura di Noemi Aloisi


Benvenuto Simone, la tua carriera spazia dalla musica classica alla televisione, dal teatro al mondo della moda. Iniziamo parlando di musica: sei un violoncellista e cantante, come è nata la tua passione?
Grazie per l’invito! La mia passione per la musica è nata quasi per caso, alla fine delle scuole elementari. Mi ero iscritto a una scuola media a indirizzo musicale, senza sapere esattamente cosa aspettarmi. Avevo dieci anni e come molti bambini ero affascinato dal pianoforte, ma quando mi iscrissi la classe era già al completo. Mi proposero di scegliere tra clarinetto, tromba o violoncello. Optai per il violoncello, senza sapere che sarebbe diventato il mio compagno di vita. Mi ha sempre colpito la sua voce calda e profonda, capace di esprimere emozioni incredibili. Negli stessi anni mi avvicinai alla recitazione, grazie ai film che vedevo in TV e agli spettacoli teatrali organizzati dalla scuola. Crescendo, ho sentito il bisogno di esplorare anche il canto e altre forme artistiche, perché per me la musica è un linguaggio universale, un ponte tra le emozioni e il pubblico. Come dice una famosa canzone: “Potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso, che con un po’ di trucco e con la mimica, puoi diventare un altro.” Ecco, questa è sempre stata la mia filosofia: non essere solo un musicista, ma un artista a 360 gradi.

Come violoncellista, dal 2014 sei nell’orchestra del Festival di Sanremo e hai suonato con artisti come Elton John, Ricky Martin, Dua Lipa e i Måneskin. Come è stato affiancare questi personaggi ed entrare a far parte di questo mondo?
Suonare a Sanremo è un’esperienza incredibile, ogni anno è una nuova avventura. Lavorare con artisti di fama internazionale è un grande privilegio perché ognuno di loro ha un’energia e un approccio alla musica unici. Elton John è stato un’esperienza surreale: ricordo ancora che fece arrivare il suo pianoforte personale in teatro. Quando entrò, si percepiva subito la sua umiltà e semplicità, ma allo stesso tempo un’aura di talento e magia.
Ricky Martin ha un’energia travolgente: durante le prove pomeridiane prima della diretta lo ammiravo con entusiasmo. È una persona alla mano, ma con una presenza scenica straordinaria, che dal vivo è ancora più evidente. Dua Lipa, invece, è una popstar con un magnetismo incredibile: il suo passaggio a Sanremo ha avuto il sapore di un vero e proprio concerto internazionale. I Måneskin sono stati una piacevole conferma: avevo già suonato con loro quando erano in gara tra le Nuove Proposte, e vederli crescere fino a diventare una rock band di fama mondiale è stato emozionante.

Sempre col violoncello hai fatto tournée e cine-concerti internazionali. Vuoi ricordarne uno in particolare?
Sì, il mio primo cine-concerto di Harry Potter è arrivato un po’ per caso. All’epoca vivevo a Parigi, dove lavoravo a Disneyland. Venni chiamato dall’Orchestra Italiana del Cinema, con cui collaboro ancora oggi, e mi proposero di fare una tournée in Cina. Fu un’esperienza incredibile: suonavamo in teatri enormi e futuristici, con tecnologie avanzatissime. In uno di questi, il videowall era a semicerchio, partiva dal retro palco e arrivava fino in platea, avvolgendo completamente la scena. Suonammo anche nel teatro all’aperto della Disney a Shanghai, un altro momento memorabile. Suonare dal vivo la colonna sonora di un film così amato, mentre le immagini scorrono sullo schermo, crea una connessione unica tra musicisti e spettatori. La reazione del pubblico è sempre straordinaria, e ancora oggi Harry Potter resta il mio cine-concerto preferito.

Con Dardust hai realizzato diverse tracce e videoclip e hai collaborato al progetto DARDUST7. Parlaci di questo lavoro.
Conosco Dario Faini (Dardust) da molti anni. Ci siamo incontrati durante la produzione del musical “La Bella e la Bestia” della Disney: io ero in orchestra, lui era un performer.
Nel tempo, Dario ha sempre avuto il desiderio di creare un progetto che mescolasse musica classica ed elettronica in modo innovativo. Ne parlò con me, Carmelo Emanuele Patti (violino) e Simone Giorgini (contrabbasso), con cui avevamo già collaborato nel musical. All’inizio non avevamo ben chiara la direzione che avrebbe preso, ma l’idea ci appassionò subito: era qualcosa di nuovo, stimolante e fuori dagli schemi. Abbiamo registrato i video ad Ascoli Piceno, mentre l’audio è stato inciso nei Funkhaus Studios di Berlino. DARDUST7 è il primo capitolo di una trilogia discografica che attraversa tre città simbolo della musica elettronica e ne ripercorre le influenze: Berlino, Reykjavik e Londra. Il viaggio inizia proprio da Berlino, con le sue atmosfere minimaliste e i suoi suoni profondi e cinematici. Ricordo perfettamente l’allestimento e la preparazione: abbiamo passato giorni a provare, cercando le sonorità e le intenzioni giuste, per creare quel sound evocativo che caratterizza ancora oggi il progetto Dardust. Per la presentazione in anteprima del disco, abbiamo fatto un live concert in uno spazio dall’estetica industriale, con soffitti bassi, fumo e luci soffuse che cambiavano dinamicamente a seconda dei brani. L’obiettivo era ricreare l’atmosfera della Berlino underground, ed è stata un’esperienza davvero unica. Dario ha sempre avuto idee straordinarie, e collaborare con lui è sempre fonte di ispirazione. Nel corso degli anni abbiamo continuato a lavorare insieme, tra cui alla Notte della Taranta, di cui è stato direttore artistico. E dove ho avuto anche la possibilità di suonare insieme al cantante Stromae che era uno degli ospiti presenti.

Sei anche un attore e performer teatrale. Come ti sei avvicinato alla recitazione?
La recitazione è arrivata quasi per caso, ma è stato amore a prima vista. All’inizio mi ero avvicinato più al mondo della televisione, grazie all’agenzia di Maria Rosaria Caracciolo, che per me è stata una guida importante. Durante le scuole superiori ho iniziato un percorso teatrale con Nino Bernardini, un maestro incredibile. È una delle persone più dedite al teatro
che abbia mai conosciuto. Mi ha insegnato tantissimo e ha avuto un ruolo fondamentale nella mia crescita personale e artistica. Oggi per me il teatro è un’estensione della musica: entrambi raccontano storie ed emozioni in modo profondo.

Come vivi l’impatto con il pubblico?
È il motore di tutto. Senza il pubblico, l’arte non esiste. Ogni volta che salgo sul palco sento quell’energia incredibile che si crea tra chi si esibisce e chi ascolta. Mi capita spesso di scrutare le reazioni della gente in teatro, osservare chi si emoziona o chi si lascia trasportare dalla musica. È la cosa più bella del mio lavoro.

Hai sempre portato avanti diverse attività artistiche: pensi di continuare su questa strada o in futuro ti dedicherai a un’unica disciplina?
Mi piace essere un artista a tutto tondo, quindi non credo che sceglierò mai una sola strada. La musica, il teatro, la televisione… tutto fa parte di me e ogni esperienza arricchisce l’altra.

Sei impegnato in tante attività diverse: come riesci a gestire tutto e mantenere lo stress sotto controllo?
Non è sempre facile! A volte mi trovo a incastrare gli impegni in modi quasi impossibili, ma chi fa questo mestiere lo sa bene… e alla fine ci si riesce! Ci sono periodi in cui lo stress è alle stelle, ma ne vale sempre la pena. La passione è la chiave: quando ami quello che fai, anche la fatica ha un senso.

Ti sei esibito in Italia e all’estero. Dove hai la tua base?
La mia base principale è in Italia, ma ho vissuto anche in Germania e Francia. Viaggiare ti permette di conoscere nuove culture e arricchirti artisticamente.

Ci sono nuovi progetti su cui stai lavorando?
Sto collaborando a nuovi album e concerti live con artisti pop. Continuerò i cine-concerti con l’Orchestra Italiana del Cinema e sto lavorando con l’attrice Lucia Bendia a un nuovo spettacolo. E chissà, magari ci sarà anche qualche sorpresa nel cinema! Un sogno che ho nel cassetto è quello di collaborare con il Cirque du Soleil. Sono affascinato dalla loro capacità di fondere musica, teatro e movimento in uno spettacolo totale. Spero un giorno di farne parte.

Grazie Simone per il tempo che ci hai dedicato!
Grazie a voi, è stato un piacere condividere la mia storia!

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