Sociologia e Fantascienza: l’arte narrativa di Giuliano Olivotto

In questa intervista esclusiva, ci immergiamo nell’universo creativo di Giuliano Olivotto, un autore che fonde il rigore della sociologia con l’immaginazione della fantascienza per dare vita a storie che oscillano tra realtà e sogno. Laureato in sociologia, Giuliano ha imparato a decifrare le trame invisibili che legano le persone, le idee e i sogni, trasformando questo sguardo critico in un potente strumento narrativo. Attraverso opere che spaziano da romanzi di formazione come Operazione Farfalla: mostra i tuoi colori e investi nel tuo futuro a esperimenti di flash fiction come The Jelly Beans Experiment e The Gummy Bears Experience, il suo stile si definisce come una costellazione di generi e emozioni. In questa intervista, scopriamo come l’orrore e la luce convivano nelle sue narrazioni, trasformando il potere delle parole in un viaggio infinito di scoperte e riflessioni.

a cura di Noemi Aloisi


Benvenuto Giuliano, sei laureato in sociologia, cosa ti hanno lasciato questi studi?
Innanzi tutto, grazie di questa occasione. I miei studi mi hanno insegnato a guardare il mondo con occhi spalancati, a decifrare le trame invisibili che legano le persone, le idee, i sogni. È stata un’educazione al dubbio, un invito costante a mettere in discussione le verità apparenti. Nei miei racconti, questo si traduce in universi dove l’ordine è sempre un’illusione e la realtà pulsa di connessioni sottili, spesso impercettibili. Forse è per questo che mi affascina la fantascienza: non è solo evasione, ma un modo per osservare la società con il filtro dell’altrove, amplificare le domande che ci poniamo ogni giorno e immaginare risposte che ancora non esistono. Ma c’è anche un’altra eredità che la sociologia mi ha lasciato: la consapevolezza che l’orrore non è sempre qualcosa di alieno o distante. A volte è già dentro di noi, nelle nostre paure collettive, nei meccanismi invisibili che governano le nostre vite. Nel mio Il Senza Morte, Il Senza Sogni e Gli Altri Oscuri Compagni, ho esplorato proprio questo: l’orrore che si insinua tra le crepe della realtà, le ombre che si allungano dai nostri incubi più profondi. La sociologia mi ha dato gli strumenti per scrutare l’abisso; la narrativa mi permette di raccontarlo.

La scrittura è una passione che ti ha portato a pubblicare diverse opere. Di che genere definiresti i tuoi libri?
I miei libri sono come portali: ogni storia apre una soglia verso qualcosa di nuovo, mescolando orizzonti invece di restare ancorata a un solo genere. Scrivo fantascienza, ma non di quella che si limita a razzi e pianeti lontani, mi interessa esplorare il futuro come specchio del presente, un laboratorio di idee dove si intrecciano tecnologia, società e umanità. Nei miei progetti convivono la luce e l’ombra. In Operazione Farfalla: mostra i tuoi colori e investi nel tuo futuro, il mio romanzo d’esordio, ho voluto raccontare il potere trasformativo della consapevolezza e della resilienza, esplorando la capacità dell’essere umano di reinventarsi e illuminare il proprio cammino. Ma la luce ha sempre bisogno di un’ombra per definirsi, e così nel secondo progetto, quello horronirico menzionato nella domanda precedente, ho scavato nell’abisso delle paure collettive, nei luoghi dove la realtà si deforma e l’incubo prende vita. Poi c’è la flash fiction, il gioco della sintesi estrema. The Jelly Beans Experiment e The Gummy Bears Experiment sono esperimenti di condensazione, storie che esplodono in poche righe e lasciano un retrogusto che persiste, come un sogno che non si dimentica. Se proprio dovessi definire il mio stile, direi che scrivo storie di soglie: tra il reale e il possibile, tra il razionale e l’inspiegabile. Racconti che si muovono tra generi come viaggiatori interdimensionali, sempre alla ricerca di nuovi mondi.

Operazione Farfalla è uno dei tuoi romanzi, che tematiche affronti in quest’opera?
Operazione Farfalla: Mostra i tuoi colori e investi nel tuo futuro è una storia che mescola avventura, azione e riflessione, con una narrazione che si sviluppa attraverso parole e immagini, grazie alle tavole a fumetti integrate nel racconto. È un viaggio nel tempo, ma anche un viaggio dentro sé stessi, dove il vero cambiamento non è solo quello della linea temporale, ma quello interiore. Ale e Ricky, i protagonisti, ci mostrano quanto il passato e il futuro siano legati da fili sottili, e come piccoli gesti possano generare impatti enormi nel tempo. La loro missione è chiara: piantare semi di cambiamento nella scuola, nella società, nelle persone, perché migliorarsi ogni giorno, anche solo dell’1%, può trasformare il destino di un individuo e, di riflesso, quello della comunità intera. Nel romanzo, il concetto di investimento su sé stessi è centrale: non come un’idea astratta, ma come un percorso fatto di costanza, azione e consapevolezza. In un’epoca in cui spesso ci sentiamo spettatori della nostra vita, Operazione Farfalla è un invito a diventare protagonisti del nostro futuro, accettando le sfide e imparando a fare la differenza. Naturalmente, non mancano colpi di scena, situazioni inaspettate e quel pizzico di umorismo che rende il viaggio ancora più coinvolgente. Ma il cuore della storia rimane sempre lo stesso: il futuro non si aspetta, si costruisce. E per cambiarlo, il primo passo è cambiare noi stessi.

The Jelly Beans Experiment è una raccolta di testi brevi, ognuno dei quali cela un messaggio particolare. Cosa volevi trasmettere con questo libro?
The Jelly Beans Experiment: Racconti super brevi e graphic novel in tanti gusti bizzarri e sci-fi è un esperimento narrativo, ma anche un gioco con il lettore. Ogni racconto è una piccola capsula di significato, un concentrato di idee e suggestioni che esplode in poche righe, lasciando dietro di sé un retrogusto che persiste.Il titolo non è casuale: come le jelly beans (quelle piccole caramelle gommose dai mille gusti), queste storie hanno gusti inaspettati, alcuni dolci, altri amari, alcuni familiari, altri completamente spiazzanti. Non sai mai cosa ti aspetta fino a quando non assapori la prossima pagina. E proprio come le caramelline, ogni storia è unica, ma tutte insieme compongono un’esperienza più grande, una sorta di mosaico narrativo che gioca con emozioni, generi e punti di vista.Ciò che volevo trasmettere con questo libro è la potenza della brevità: dimostrare che anche poche parole possono contenere mondi, che una storia può accendersi in un istante e restare impressa nella mente come un lampo. Ma soprattutto, volevo creare un dialogo silenzioso con il lettore. Ogni racconto nasconde una domanda, un’intuizione o una provocazione, lasciando a chi legge il compito di completarlo con la propria immaginazione.In fondo, The Jelly Beans Experiment è questo: un invito a esplorare il potere delle storie brevi e a scoprire quanto può essere intenso un viaggio che dura solo una manciata di parole.

The Gummy Bears Experience è una delle tue ultime pubblicazioni, in questo caso ogni storia è introdotta da un disegno pittorico a colori. Da che deriva l’idea di inserire i disegni?
L’idea di inserire un disegno pittorico digitale per ogni storia in The Gummy Bears Experience: L’ardito esperimento dei raccontini super brevi, colorati e gustosi continua… nasce come naturale evoluzione di ciò che avevo già introdotto con The Jelly Beans Experiment. Volevo ampliare l’esperienza di lettura, trasformandola in qualcosa di più immersivo e multisensoriale, un viaggio che coinvolgesse non solo la mente, ma anche la vista e l’intuizione. Ogni racconto è una piccola esplosione di significato, un concentrato di suggestioni che dura il tempo di un respiro, e l’immagine che lo introduce serve a dare un primo assaggio, un’anticipazione visiva di ciò che sta per accadere. I dipinti digitali che ho realizzato non sono semplici illustrazioni, ma porte d’accesso alle storie, frammenti di atmosfera che preparano il lettore a tuffarsi nel mondo del racconto. L’idea di rendere l’esperienza multimediale nasce proprio da questa volontà di giocare con i diversi livelli della narrazione: parole, immagini, suoni. Inquadrando il QR code presente in ogni disegno, il lettore può ascoltare la storia narrata dalla mia voce, aggiungendo un ulteriore livello di coinvolgimento. In questo modo, The Gummy Bears Experience non è solo una raccolta di racconti super brevi, ma un esperimento narrativo che fonde testo, arte e audio, offrendo un nuovo modo di vivere la brevità della flash fiction.

Per quanto riguarda i disegni e la grafica sei sempre tu ad occupartene?
Sì, mi occupo personalmente di ogni aspetto visivo dei miei libri, dalla grafica ai disegni (incluso la copertina e l’impaginazione), perché per me il racconto non si ferma alle parole: è un’esperienza che prende forma anche attraverso le immagini. Disegno sin da quando ero bambino, prima con i fumetti, poi esplorando tecniche sempre nuove, fino ad arrivare, un anno fa, a sfidarmi nell’acquerello nella bottega di un maestro. È stato un viaggio artistico che ha lasciato il segno nel mio modo di narrare, spingendomi a fondere sempre di più scrittura e illustrazione. Le mie storie, infatti, non si limitano al testo: in Operazione Farfalla, le strisce a fumetti si intrecciano con la narrazione senza soluzione di continuità, diventando parte integrante del ritmo del racconto. Nè Il Senza Morte, Il Senza Sogni e Gli Altri Oscuri Compagni, le piccole graphic novel in bianco e nero spezzano il ritmo del testo, immergendo il lettore in visioni oscure e inaspettate. E poi, nei miei ultimi progetti, l’evoluzione è stata naturale: i disegni si sono fatti a colori, così come le piccole graphic in The Jelly Beans Experiment, le immagini a tutta pagina si sono trasformate in portali per ampliare l’esperienza narrativa (e come riportavo in precedenza in The Hummy Bears Experience ho introdotto anche una componente uditiva). Ogni mia opera è il frutto di una ricerca continua, un dialogo tra testo e immagine che si arricchisce a ogni nuova sperimentazione. Per me non si tratta solo di illustrare, ma di raccontare attraverso più linguaggi, creando un universo in cui il lettore non sia solo spettatore, ma parte attiva dell’esperienza.

Attraverso un QR code che si trova all’interno dell’opera The Gummy Bears Experience, è possibile essere catapultati nel tuo canale YouTube, in cui ti occupi di leggere tu stesso i testi. Cosa vorresti trasmettere al pubblico?
Con The Gummy Bears Experience ho voluto ampliare ancora di più l’esperienza di lettura, aggiungendo un ulteriore layer alla fruizione delle mie flash fiction. Il QR code all’interno del libro permette di accedere direttamente alla mia voce, trasformando ogni racconto in un’esperienza più viva, più immersiva. La lettura è già un viaggio mentale, ma l’audio aggiunge un livello in più: il ritmo della narrazione, le pause, l’intonazione, il sottofondo musicale… tutti questi elementi danno vita ai testi in un modo diverso, avvicinando il lettore-ascoltatore alle atmosfere e alle sfumature emotive di ogni storia. Volevo che chi legge potesse non solo immaginare, ma ascoltare le storie prendere forma, quasi come se fossero sussurrate all’orecchio. In un mondo in cui i contenuti sono sempre più veloci e frammentati, questo esperimento multimediale è anche un modo per avvicinare il pubblico alla bellezza della narrazione breve sotto una luce nuova, rendendo la flash fiction qualcosa che si può non solo leggere, ma anche vivere attraverso più sensi.

Sei molto attivo nel mondo digitale, per quanto riguarda invece il mondo reale, sei solito organizzare letture e presentazioni dei tuoi libri?
Essere un autore indipendente significa muoversi su più fronti, e il digitale è uno strumento potentissimo per condividere il mio percorso, far conoscere le mie storie e creare una community di lettori. Sono molto attivo sui social perché credo che oggi la scrittura non si fermi alla pagina stampata: il dialogo con il pubblico continua attraverso video, post e contenuti che raccontano non solo i libri, ma anche il viaggio di chi li scrive. Nel mondo reale, le occasioni di letture e presentazioni “locali” sono state meno frequenti, anche perché vivere nelle Marche significa spesso dover costruire queste opportunità con più impegno. Tuttavia, ogni evento a cui ho partecipato mi ha lasciato qualcosa di profondo: il contatto diretto con i lettori, il piacere di vedere le storie prendere vita nelle loro reazioni, nelle domande, nelle chiacchierate dopo una lettura.

Le fiere fisiche, invece, sono una costante nel mio percorso. Principalmente nel nord Italia, non manco mai al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove ho accompagnato ogni mia creatura, da Operazione Farfalla a The Gummy Bears Experience quest’anno. Una novità del 2025 è che sarò presente a Oblivion – la Fiera del Libro, del Fumetto e dell’Irrazionale, che si terrà il 22 e 23 febbraio 2025. Un nuovo spazio, nuove possibilità di incontro, nuove storie da condividere. Un sentito ringraziamento lo devo al Collettivo Scrittori Uniti di Torino fondato da Claudio Secci che mi ha permesso di vivere fiere fisiche, conoscere meglio il mondo dell’editoria e confrontarmi con tanti autori sia indie, come me, che editi dalla piccola, media e grande editoria.

Da cosa ti lasci ispirare per scrivere i tuoi racconti?
L’ispirazione è una creatura capricciosa. A volte arriva come un sussurro nel sonno, altre come un colpo di vento che spalanca una finestra e sparpaglia i pensieri sul pavimento. Non la cerco, la aspetto, la fiuto nell’aria. È nei dettagli che altri ignorano, nelle ombre che si allungano tra i lampioni, nei discorsi a mezza voce ascoltati per caso. Scrivere per me è come decifrare un messaggio criptato: ogni storia esiste già, nascosta tra le pieghe dela mia mente. Il riflesso di un volto nel vetro del treno, una parola lasciata in sospeso in una telefonata interrotta, la nostalgia in uno sguardo fugace. Ci sono idee che si insinuano sottopelle, restano lì per giorni, settimane, fino a quando non trovano la forma giusta per venire alla luce. A volte è il passato che chiama, altre volte è il futuro che cerca di farsi strada nel presente. Operazione Farfalla è nato dalla domanda: “E se potessi cambiare qualcosa di piccolo, apparentemente insignificante, ma ricorsivamente, e vedere il risultato crescere nel tempo?” Il Senza Morte, Il Senza Sogni e Gli Altri Oscuri Compagni è stato il contrario: un viaggio nelle ombre, nelle cose che temiamo di guardare troppo a lungo. The Jelly Beans Experiment e The Gummy Bears Experience sono stati un gioco da alchimista: prendere una scintilla e vedere se poteva incendiare l’immaginazione in meno di mille parole. Ma alla fine l’ispirazione è sempre quella: il desiderio di esplorare, di spingersi oltre la soglia. Perché ogni storia è una porta, e io sono solo un viaggiatore curioso, pronto a varcare la successiva.

Stai già lavorando ad una nuova opera?
Ogni storia è un seme, e nella mia mente c’è un intero giardino in fermento. Alcuni semi stanno appena germogliando, altri affondano le radici in profondità, aspettando il momento giusto per emergere. Un romanzo di formazione, nuovi racconti per antologie e contest… e poi c’è qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che ancora non ha un nome, ma che pulsa di possibilità. Nel frattempo, una delle mie sfide più stimolanti ha già preso il largo: Mille e non più mille, il contest di Flash Fiction che ho creato insieme al mio amico Daniele Zaccone, editor, esperto di scrittura immersiva e host del format YouTube Navigando Parole. Un esperimento che ha visto la luce proprio all’inizio di febbraio di quest’anno e che sfida gli autori a condensare storie in meno di mille parole, mettendo alla prova la loro capacità di sintesi e impatto narrativo.

Scrivere, per me, non è mai un percorso lineare: è una costellazione di idee, una mappa stellare in cui ogni racconto, ogni progetto, è un nuovo punto luminoso da connettere. Quale sarà la prossima opera a prendere forma? Lo scoprirò insieme alle storie che vorranno farsi raccontare.

Grazie Giuliano per il tuo tempo ed un grosso in bocca al lupo per il tuo tempo.

Grazie di nuovo a voi per questa opportunità di raccontarmi.

Per saperne di più visita
Instagram | Facebook | Linktr.ee

Richiedi un’intervista esclusiva!

Copy link