Giovane artista emergente, classe 2001, originaria di Reggio Calabria. Dopo essersi trasferita a Roma per studiare recitazione all’accademia “Fabbrica Artistica”, ha scoperto la passione per la scrittura e la musica, dando vita al progetto musicale come Solamente. Nel 2023 ha pubblicato il suo primo singolo, “L’inizio (di tutto)”, un inno all’autenticità e alla libertà personale. Parallelamente, ha iniziato una carriera nel mondo della recitazione, ottenendo un ruolo nella serie Rai “Il Clandestino”. In questa intervista, esploriamo il suo percorso artistico e le sue ambizioni future.
Benvenuta tra noi Camilla, sei un’artista poliedrica che spazia dalla recitazione alla musica, quando hai scoperto la tua passione artistica?
Ho delle foto ricordo in cui mio padre, da appena nata, mi teneva sulle sue ginocchia e mi suonava la chitarra, mentre mia madre mi portava a vedere spettacoli a teatro, al cinema, a visitare città nuove, musei, mostre. Ricordo che da piccola il mio sogno era diventare attrice e cantante, rispondevo così alla domanda di routine “Che vuoi fare da grande?”. Ho sempre saputo, in fondo, di volere fare questo e adesso cerco di realizzare quei sogni.
Dopo esserti trasferita a Roma per studiare recitazione, come hai scoperto il mondo della musica e in che modo questo ha influenzato il tuo percorso artistico?
Durante il secondo anno di accademia una mia amica, nonché collega, finita lezione, consapevole della mia passione verso la musica, mi ha chiesto “Perché non provi a scrivere qualcosa di tuo?”, tornata a casa ho preso carta e penna e da lì non ho più smesso. Nel corso del secondo e terzo, ultimo anno di accademia, ho lavorato sul migliorare la scrittura rendendola più personale e sincera possibile per poi lanciarmi nel mondo delle piattaforme.
Il tuo singolo “L’inizio (di tutto)” segna l’avvio di “Solamente”. Qual è stata l’ispirazione dietro questo brano e come descriveresti la sua genesi?
L’ho scritto in treno, in un viaggio di ritorno. Avevo fatto un live con un’agenzia di booking che seguiva il progetto e c’erano stati problemi con i soldi, per farla in breve. Ero arrabbiata, pensavo alla facilità con cui le persone si prendono gioco degli altri, credendo siano stupidi e troppo immaturi per arrivare a capire, vedere, determinate situazioni. Succede in ogni ambito. Così ho scritto “L’inizio (di tutto)”, col desiderio di iniziare un qualcosa di bello senza farmi fregare nè dagli altri nè soprattutto da me stessa.
Il tuo progetto musicale sembra essere molto personale, un invito a esplorare se stessi e a esprimere la propria autenticità. Quali sono le esperienze che hanno maggiormente influenzato questo messaggio?
Il mondo attuale è una vetrina, tutti sorridono, tutti sembrano non porsi domande e vivere, facendo le loro cose con le loro persone nel modo in cui vogliono, non si vede l’altro lato, quello che nascondiamo ma che inevitabilmente ci appartiene. Se ne parla poco, parliamo poco tra di noi, amici, famiglia, anche tra noi stessi. Proviamo uno strano disagio nel farlo, per il timore di essere un peso per gli altri. Siamo abituati a tacere il bisogno di aiuto a causa di una società che onora l’autosufficienza e ti percepisce strano, diverso, se fragile.
Un mondo dove nessuno aiuta nessuno e si vede negli occhi, soprattutto dei giovani, che c’è qualcosa che non va. È un invito a leggersi dentro e a esprimersi.
La tua carriera sta prendendo slancio anche nel mondo della recitazione, con un ruolo nella serie Rai “Il Clandestino”. Come riesci a bilanciare questi due mondi, quello della recitazione e quello musicale?
Sono due mondi che riescono ad incastrarsi bene. Ho finito tre anni di accademia dopo i quali sono stata seguita da un’agenzia aspettando che arrivassero provini da fare, se vanno bene fai i cosiddetti “call back”, cioè ulteriori provini, fino ad arrivare al set vero e proprio (forse). Prima passa tutto tra le mani dell’agente, ci sono molti momenti in sala d’attesa. Con la musica è diverso, soprattutto quando sei indipendente, è un’autogestione continua, organizzi le giornate in funzione del progetto, pensi a strategie, contenuti, idee per video, cover, scrivi, registri, e il beat, il mix, il master…?
Hai una formazione teatrale e recitativa, in che modo questa esperienza si riflette nel tuo approccio alla scrittura musicale e all’interpretazione dei tuoi brani?
In molti brani in generale si rubano le vite degli altri, un po’ come fanno gli attori. Prendi ispirazione da un film, da una tua amica, un signore che incontri per strada, qualsiasi soggetto può essere fonte di ispirazione. Gli attori rubano, è una cosa che ci dicevano in accademia. Rubano sguardi, sorrisi, gesti, modi di fare, accenti delle regioni. Durante i tre anni ho studiato materie come voce, movimento scenico, dizione con i suoi esercizi per l’articolazione, materie che riscontro nelle lezioni di canto che attualmente prendo.
“L’inizio (di tutto)” è stato pubblicato da poco. Come stai vivendo questa fase iniziale della tua carriera musicale e quali sono le sfide più grandi che hai affrontato fino ad ora?
Dopo “L’inizio (di tutto)” sono usciti altri quattro singoli sulle piattaforme, accomunati dal rap ma allo stesso tempo diversi tra loro. L’inizio per me è stato, ed è tuttora, sperimentale, capisco cosa mi piace e il modo di comunicare i miei pensieri, di farli arrivare a chi li ascolta, sia dalle cuffie che live, cerco credibilità liberandomi dalla vergogna e dal giudizio. Mi sono sentita molto emozionata, a proposito di live, quando ho ricevuto l’email da parte dello staff della 15° edizione del Reset Festival a Torino per dirmi che avevo passato la selezione e che avrei cantato lì. Un’altra sfida è stata l’XI edizione del Festival Dominio Pubblico al Teatro India di Roma, anche lì euforica e pure spaventata, quel confine sottile tra paura e adrenalina.
La tua musica sembra essere un mezzo per esplorare la complessità dei pensieri e delle emozioni. Come nasce il processo creativo dietro i tuoi testi e qual è il messaggio principale che desideri trasmettere?
Spesso le prime parole che scrivo in metrica sono quelle che danno il via al brano e non le cambio, mi aiutano a capire a cosa sto pensando davvero, cosa mi fa venire in mente quella musica, da lì si sviluppa il brano e di solito, quando trovo anche il ritornello, la seconda strofa si scrive da sola. Quando noto invece che sto pensando troppo lascio perdere, non mi piace forzare. E’ un po’ anche quello che voglio trasmettere, il lasciarsi andare alle emozioni senza mettere freni derivanti da giudizi, paranoie, da una visione errata di se stessi, sentendosi liberi di esprimersi.
Guardando al futuro, come immagini la tua evoluzione artistica? Ci sono nuovi progetti musicali o recitativi a cui stai lavorando?
Ho tante idee e tanti progetti che si stanno aprendo, punto a raggiungere maggiori abilità canore per poter spaziare con metriche, melodie e armonie, anche stili di canto diversi, così da avere più libertà. Ho iniziato con il rap ma da quando prendo lezioni di canto la mia scrittura si è spostata anche su basi blues, swing, pop e sto riuscendo a trovare la chiave della mia musica.
Il singolo che darà il via a tutto è “Tante Bugie” e uscirà il 4 Ottobre su tutte le piattaforme. E’ nato da un’amicizia finita. O forse no?
Cosa significa per te libertà artistica e come cerchi di viverla nelle tue creazioni? Qual è il consiglio che daresti a chi, come te, vuole intraprendere un percorso artistico autentico?
Non condivido frasi del tipo “Era meglio una volta”, “Non è più quello di una volta”… Le persone cambiano dentro nel corso del tempo, cambia la percezione di noi stessi e del mondo e del modo di agire e reagire, inevitabilmente cambia l’arte. Proprio per questo cerco di non avere paraocchi e tabù con me stessa. Spesso le persone ti riempiono di parole e consigli detti a vanvera che risuonano nella tua testa fino a farti perdere la concezione di te e di quello che vuoi realmente fare, sia della tua vita sia della tua arte. È importante saper scindere ciò che invece risuona in te da ciò che può piacere agli altri, l’arte è soggettiva, la visione del mondo pure e bisogna seguire la propria immaginazione.
Grazie Camilla per la tua splendida intervista con la quale abbiamo avuto modo di conoscerti meglio.
Complimenti per i tuoi traguardi e per la tua carriera artistica.
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