Cari lettori, recentemente abbiamo ricevuto in redazione un’email davvero insolita. Il messaggio iniziava così: “Vorrei condividere con voi non una singola storia, ma più episodi di ordinaria follia. Mi chiamo Diego, sono di Lugano e racconto queste vicende per capire se altre persone hanno vissuto esperienze altrettanto paradossali. Se pensate che non sia rilevante, non pubblicarla.”
Noi di Che! Intervista abbiamo deciso di condividere la sua testimonianza con voi. Saranno fatti reali o semplici coincidenze? Lasciamo a voi il giudizio. Ecco la sua storia…
Mi chiamo Diego, sono un commercialista di Lugano e ho 38 anni. Ogni mattina mi sveglio con l’illusione che oggi potrebbe essere il giorno giusto, quello in cui finalmente troverò la donna con cui condividere la mia vita. Dopo tutto, ho tutto quello che mi serve: una carriera stabile, una casa accogliente con vista sul lago e persino un gatto, che, stranamente, sembra giudicare le mie scelte amorose più di quanto faccia mia madre. Eppure, nonostante la mia vita ordinata, sento che qualcosa sfugge sempre al controllo. Come se, dietro la mia apparenza di uomo serio e composto, ci fosse una vita segreta fatta di piccoli episodi di ordinaria follia.
Tutto è cominciato una mattina di marzo. Ero seduto nel mio ufficio, con la solita pila di pratiche da sbrigare davanti a me, quando mi è arrivato un messaggio da Claudia, una donna che avevo conosciuto su un’app di incontri. Era una delle tante con cui avevo iniziato una conversazione, ma qualcosa in lei mi aveva colpito. Forse era il modo in cui scriveva, con quella leggerezza che sembrava contrapporsi alla serietà della mia vita quotidiana. “Caffè oggi pomeriggio? Ho una sorpresa”, scrisse.
Non mi piacevano le sorprese, e questo già mi rendeva nervoso. Ma mi dissi: perché no? Dopo tutto, Claudia sembrava diversa dalle altre. Decisi di lasciare l’ufficio prima del solito e incontrarla in un bar nel centro di Lugano. Era uno di quei posti che preferivo evitare, con luci soffuse e gente che parla troppo forte. Entrai e la vidi subito: capelli castani ricci, un sorriso che sembrava nascondere un segreto.
Ci sedemmo, e lei cominciò a parlare, ma non di cose normali come il lavoro o i viaggi. No, Claudia era diversa. Mi raccontò di come fosse convinta che la sua vita fosse governata da una serie di segnali misteriosi, tipo numeri che apparivano ovunque, o gatti neri che attraversavano la strada solo quando qualcosa di importante stava per accadere.
Sorseggiavo il mio caffè cercando di capire se stava scherzando o se credeva davvero a quello che diceva. “Sai, Diego, oggi è il giorno 7 del mese, e il numero 7 per me è speciale. Significa che oggi succederà qualcosa di magico”, disse, guardandomi dritto negli occhi. Avrei voluto ridere, ma qualcosa nella sua serietà mi bloccò. “Magico? Tipo cosa?” le chiesi, con un sorriso forzato.
Lei si avvicinò, abbassò la voce e disse: “Ti sposerò.”
Finii per sputare il caffè. “Scusa, cosa?” Non potevo aver capito bene. Era la prima volta che la incontravo dal vivo, e lei stava parlando di matrimonio. Eppure, Claudia sembrava imperturbabile. “Sì, Diego. Non lo senti anche tu? È destino. Lo sapevo dal momento in cui ci siamo scritti per la prima volta.”
Non so cosa mi trattenne dal fuggire in quel momento. Forse la mia innata educazione, o forse quella parte di me che, nella sua follia, stava cominciando a divertirsi. “Claudia, io… non so davvero cosa dire.” Ero abituato a lavorare con numeri, regole, logica. Ma niente di tutto questo sembrava avere senso in quel momento.
Alla fine, la nostra conversazione continuò su quella scia surreale, con Claudia che parlava di segnali cosmici e di come avesse già scelto il nome per i nostri futuri figli. Il bello è che, per quanto assurdo, mi sentivo stranamente attratto da quella sua stranezza. Forse perché, in fondo, la mia vita così perfettamente ordinata aveva bisogno di un po’ di caos.
Tornai a casa quella sera, ancora confuso e divertito allo stesso tempo. Mi stesi sul divano, con il mio gatto che mi fissava, giudicandomi in silenzio come al solito. “Non so, forse dovrei sposarla davvero,” dissi ad alta voce, senza sapere se parlavo seriamente o solo per scherzo.
La settimana successiva, incontrai un’altra donna, Anna, una maestra di scuola elementare. Sembrava tutto normale all’inizio. Una donna semplice, dolce, perfetta per me. O almeno così pensavo, finché non mi confessò di essere una fervente seguace di un culto che credeva che gli alieni sarebbero tornati sulla Terra per salvarci tutti entro il prossimo equinozio.
A quel punto, mi resi conto di una cosa: Non era possibile che fossero tutte così, vero? O forse sì?
E così continua la mia vita, fatta di numeri, dichiarazioni dei redditi, e incontri con donne che sembrano uscite da un romanzo di fantascienza o da una commedia surreale. Eppure, in qualche modo, trovo tutto questo stranamente divertente. Forse, in fondo, sono io quello strano.
A voi i commenti amici!