Tra maschere e verità: un percorso intimo nella musica dei SanaNasciari

Nati nel cuore di Perugia nel 2021, i SanaNasciari sono il frutto della collaborazione tra Anastasio Ferrari e Salvatore Sciascia, un duo che ha saputo intrecciare influenze musicali diverse per dare vita a una sonorità unica e ricercata. Con un sound che fonde cantautorato e pop elettronico contemporaneo, ispirato agli anni ’80 ma con una visione attuale, il loro percorso artistico ha già lasciato il segno nel panorama musicale italiano.
Il primo singolo “Liar (How You Now To Lie Well)”, uscito nel maggio 2023, ha segnato il loro debutto ufficiale, seguito da “Sulle Spine” a settembre dello stesso anno. Nel 2024, i SanaNasciari hanno lanciato il progetto “Maschere Metropolitane“, una raccolta di brani che esplora temi di fragilità e autenticità nel contesto della vita urbana moderna, come dimostrano i singoli “Timido”, “Senza Identità”, e “Vedermi Dentro”, uscito a dicembre 2024.
Il loro progetto culminerà nel 2025 con l’ultimo capitolo del concept musicale. Attraverso testi profondi, una sottile ironia e un sound coinvolgente, i SanaNasciari esplorano tematiche universali come la perdita di identità, la timidezza e il conflitto tra chi siamo e ciò che mostriamo al mondo. In questa intervista, scopriamo più da vicino il loro percorso artistico e il significato dietro la loro musica.

a cura di Antonio Capua


“Maschere Metropolitane” è un progetto che esplora il tema della fragilità e dell’autenticità. Cosa vi ha spinto a creare un concept così profondo e introspettivo? C’è un evento particolare che ha ispirato questa scelta?
Ciò che ci ha spinto a creare questo progetto è stata la consapevolezza che in un mondo così frenetico e distaccato, molti di noi indossano maschere per nascondere le proprie fragilità. È emerso da una serie di esperienze personali e da conversazioni con amici e fan che mostrano quanto sia difficile essere autentici. Non c’è stato un evento specifico, ma un insieme di momenti che ci hanno portato a riflettere profondamente su come ci presentiamo e su ciò che nascondiamo.

Il brano “Vedermi Dentro” segna il terzo capitolo del vostro concept. Qual è l’essenza di questo singolo e come si lega agli altri brani del progetto?
“Vedermi Dentro” rappresenta un momento di introspezione e vulnerabilità. Esplora il desiderio di guardarsi dentro e affrontare le verità scomode che spesso ignoriamo. Si collega agli altri brani del progetto, che trattano temi simili di autenticità e connessione personale, creando un filo conduttore che unisce ciascun capitolo della nostra narrazione.

La maschera, nelle vostre canzoni, sembra un elemento ricorrente. Che significato ha per voi? È qualcosa che avete sperimentato personalmente o vi siete ispirati a ciò che vedete nella società?
La maschera rappresenta le difese che costruiamo per proteggerci dalle vulnerabilità. È qualcosa che abbiamo sperimentato personalmente ma che vediamo anche riflesso nella società. Ognuno di noi ha un lato pubblico e uno privato; le maschere diventano quindi un modo per navigare le interazioni sociali e proteggere il nostro “io” più autentico.

Nei vostri testi emerge un senso di vulnerabilità e riflessione interiore. Quando scrivete, attingete dalle vostre esperienze personali o cercate di rappresentare un sentimento collettivo?
Spesso attingiamo a entrambe le fonti. Le nostre esperienze personali sono il punto di partenza; tuttavia, cerchiamo sempre di rappresentare anche un sentimento collettivo. Vogliamo che le persone si riconoscano nei nostri testi, sentendosi parte di una comunità più ampia che condivide fragilità e speranze simili.

Il vostro sound mescola sonorità elettroniche contemporanee e richiami al synth pop degli anni ’80. Cosa vi attrae di questo mix e quali sono le vostre principali influenze musicali?
Siamo attratti dalla capacità delle sonorità elettroniche di trasmettere emozioni forti. Gli anni ’80 hanno un’estetica unica e nostalgica che ci affascina, con melodie orecchiabili e sintetizzatori avvolgenti. Le nostre influenze spaziano da artisti come Depeche Mode e Pet Shop Boys fino a nomi contemporanei come The Weeknd e Dua Lipa.

Nel brano “Timido” parlate di una fragilità personale. Vi sentite più liberi o più esposti quando affrontate temi così intimi attraverso la vostra musica?
Inizialmente ci sentiamo più esposti quando affrontiamo temi intimi, ma la musica diventa anche una forma di liberazione. Condividere le nostre vulnerabilità attraverso le canzoni crea un senso di connessione con gli ascoltatori e ci permette di trasformare il dolore in qualcosa di bello e significativo.

Con l’uscita del quarto e ultimo brano di “Maschere Metropolitane” nel 2025, cosa possiamo aspettarci dalla chiusura di questo concept? C’è un messaggio finale che volete lasciare agli ascoltatori?
Dalla chiusura di questo concept ci aspettiamo una riflessione finale sull’importanza di abbracciare la propria autenticità. Vogliamo che gli ascoltatori comprendano che la vulnerabilità non è una debolezza ma una forma di forza e un passo verso la connessione reale con se stessi e con gli altri.

La vostra musica è ricca di sfumature emotive, ma trasmette anche un certo ottimismo. Come riuscite a bilanciare la riflessione sulle difficoltà personali con un messaggio di speranza?
Crediamo che riflettere sulle difficoltà sia parte integrante del processo di crescita. Cerchiamo di bilanciare il dolore con momenti di speranza, mostrando che anche nelle esperienze più dure possiamo trovare la luce. La musica è un mezzo potente per affrontare le sfide e per ispirare gli altri a trovare la loro strada.

Le maschere di cui parlate nelle vostre canzoni sono qualcosa che credete possa essere superato o fanno inevitabilmente parte della natura umana?
Pensiamo che le maschere siano una parte della natura umana, ma che possano essere comprese e accettate. Riconoscere le nostre maschere è il primo passo per toglierle. L’autenticità è un percorso, e speriamo che la nostra musica possa accompagnare gli ascoltatori in questo viaggio.

Cosa sperate che il pubblico provi ascoltando “Vedermi Dentro” e il progetto “Maschere Metropolitane” nel suo complesso? C’è un’emozione o una riflessione particolare che vi augurate di evocare negli ascoltatori?
Speriamo che ascoltando “Vedermi Dentro” il pubblico si senta ispirato a guardarsi dentro e ad abbracciare la propria autenticità. Vogliamo che le persone comprendano che non sono sole nelle loro fragilità e che esiste sempre un modo per risorgere più forti e consapevoli. Desideriamo che le nostre canzoni stimolino conversazioni e connessioni reali.

Grazie e complimenti per il vostro lavoro
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