Tra palcoscenico e social media: l’arte poliedrica di Marco Pangallo

Marco Pangallo, giovane talento eclettico, si distingue per la sua brillante carriera nell’opera lirica e nel teatro, oltre che per la sua presenza sui social media come creatore di contenuti. Laureato in Canto Lirico presso il Conservatorio G. Verdi di Milano, ha già interpretato ruoli importanti in opere di Puccini e Mozart e partecipato a concerti sinfonici e produzioni teatrali. Attivo nel mondo della divulgazione culturale, Marco ha raggiunto un vasto pubblico tramite programmi televisivi e piattaforme online, dove condivide la sua passione per l’opera e la musica classica, rendendola accessibile anche ai più giovani. In questa intervista esploreremo il suo percorso, le sue sfide e le sue passioni.

a cura di Antonio Capua


Marco, hai iniziato giovanissimo il tuo percorso nel canto lirico. Cosa ti ha attratto di più in questo genere musicale e come è cambiata la tua visione nel corso degli anni?
Ho iniziato a cantare in un coro di voci bianche, proseguendo poi al liceo musicale e laureandomi in Canto Lirico al Conservatorio G. Verdi di Milano. Ciò che mi ha permesso di potermi esibire in importanti contesti e ha concretizzato in me la potenza emotiva della musica operistica: un linguaggio capace di raccontare storie universali che toccano l’anima. Con il tempo, ho compreso quanto sia fondamentale non solo cantare bene, ma anche vivere i personaggi che interpreto, unendo tecnica e recitazione per rendere ogni esibizione autentica e coinvolgente.

Tra i tanti ruoli che hai interpretato, ce n’è uno che senti più vicino al tuo modo di essere o che ti ha emozionato particolarmente?
Il ruolo che per ora ho interpretato più frequentemente è quello di Guglielmo nel Così fan tutte di Mozart. Guglielmo è un personaggio ambiguo, e proprio questa ambiguità lo rende affascinante da interpretare. Per alcuni aspetti è opposto a me nel modo di fare e di pensare: mentre io tendo a essere riflessivo e diretto, lui è un personaggio che si muove in una zona grigia, giocando con i sentimenti degli altri senza troppa consapevolezza delle conseguenze. Questa distanza tra il mio carattere e quello del personaggio mi ha permesso di esplorare sfumature nuove, di mettermi alla prova e di crescere come interprete.

Mi ha emozionato in particolare per alcune scene che trovo di una potenza emotiva ineguagliabile, come il duetto “Il core vi dono” nel secondo atto, in cui Guglielmo si trova a un bivio emotivo tra inganno e sincerità, o il quintetto “Di scrivermi ogni giorno” nel primo atto, dove il gioco teatrale si fa più serio e la musica di Mozart guida l’introspezione dei personaggi in modo straordinario. Interpretare ruoli che si distaccano dalla nostra personalità è una delle parti più stimolanti del mio lavoro, perché permette di scoprire lati inaspettati di sé stessi.

Oltre a cantare, hai anche recitato in diverse produzioni teatrali. Come riesci a coniugare la tua passione per la musica con quella per la recitazione?
La recitazione è una componente fondamentale nel lavoro di un cantante lirico. Non si tratta solo di eseguire le note in modo impeccabile, ma di dare vita a un personaggio, di raccontare una storia attraverso la voce e il corpo. Ho avuto la fortuna di partecipare a produzioni in cui la recitazione era centrale, come A Survivor from Warsaw di Arnold Schönberg e Laborintus II di Luciano Berio, dove la componente teatrale e drammatica è imprescindibile.

Inoltre, ho avuto l’opportunità di interpretare le lettere di Mozart per la conferenza stampa del libro di Sandro Cappelletto, un’esperienza che mi ha permesso di entrare ancora di più nella psicologia di questo straordinario compositore, andando oltre la musica e scoprendo il lato umano.

Per me, coniugare canto e recitazione significa portare autenticità sul palcoscenico. I grandi cantanti del passato, come Maria Callas o Tito Gobbi, erano anche straordinari attori, capaci di trasmettere emozioni profonde con un semplice gesto o uno sguardo. Oggi più che mai, in un’epoca in cui la tecnologia permette di avvicinare il pubblico al dettaglio delle performance, è fondamentale che il cantante lirico sia anche un grande attore.

Essere un cantante lirico oggi è una grande sfida. Cosa ti motiva ogni giorno a continuare in questo percorso artistico, nonostante le difficoltà che possono esserci?
Quello che mi motiva ogni giorno è l’amore per il teatro. Stare a teatro, vivere il palcoscenico, respirare l’aria delle quinte: è un mondo che mi fa sentire vivo. Ogni spettacolo è un viaggio diverso, un’occasione per raccontare una storia e per emozionare il pubblico.

Ovviamente, ci sono difficoltà, soprattutto in un momento storico in cui il mondo della cultura sta ancora cercando di riprendersi da periodi complessi. Ma è proprio in questi momenti che sento più forte la responsabilità di continuare, di portare avanti un messaggio artistico che possa ispirare e arricchire chi mi segue.

I social media sono una parte importante del tuo lavoro. Come riesci a equilibrare il mondo digitale con quello artistico più tradizionale dell’opera?
I social media sono diventati un mezzo fondamentale per la divulgazione culturale. Attraverso le mie piattaforme, cerco di rendere l’opera lirica accessibile a tutti, soprattutto a chi non è abituato a frequentare i teatri. La mia missione è far capire che l’opera non è un’arte distante o elitaria, ma un patrimonio che appartiene a tutti.

Equilibrare il mondo digitale con quello artistico tradizionale significa trovare un linguaggio comune. Nei miei contenuti cerco di rispettare la storia e la tradizione dell’opera, ma con uno stile moderno e accattivante, che possa catturare anche l’attenzione di chi è abituato a fruire contenuti veloci sui social. Credo che il digitale sia uno strumento potentissimo, se usato con consapevolezza e rispetto per l’arte che si racconta.

Hai partecipato a importanti programmi televisivi come “Casa Italia” su Rai e “Siamo noi” su Tv2000. Come sono queste esperienze mediatiche e quanto credi siano importanti per far conoscere l’opera a un pubblico più vasto?
Partecipare a programmi televisivi è stato un modo per portare l’opera lirica fuori dai teatri e raggiungere un pubblico molto ampio. In particolare, trasmissioni come Casa Italia o Siamo noi mi hanno permesso di raccontare la mia passione in modo semplice e diretto, cercando di coinvolgere anche chi magari non conosce bene questo mondo.

Credo che la televisione, insieme ai social media, abbia un ruolo fondamentale nel rinnovare l’immagine dell’opera e nel farla percepire come qualcosa di vivo e attuale. Ogni occasione di parlare di musica classica e opera in contesti diversi è preziosa per avvicinare nuove persone a questa arte.

In quanto divulgatore culturale, credi che il mondo dell’opera stia riuscendo a conquistare i giovani? Che cosa può fare l’opera lirica per rinnovarsi e attrarre un pubblico nuovo?

Credo che si stiano facendo passi avanti, ma il percorso è ancora lungo. L’opera ha bisogno di raccontarsi con un linguaggio diverso, più vicino alle nuove generazioni. Non si tratta di cambiare la tradizione, ma di trovare nuove modalità di comunicazione.

I giovani sono curiosi e aperti, ma hanno bisogno di sentirsi coinvolti. Per questo è importante investire in progetti che portino l’opera fuori dai teatri, utilizzando i social media, le scuole e altri canali di comunicazione moderni. Il mio lavoro di divulgazione mira proprio a questo: creare un ponte tra la tradizione e il presente, rendendo l’opera un’esperienza viva e partecipata.

Il tuo percorso è ricco di collaborazioni con prestigiosi teatri e fondazioni. C’è stato un momento particolarmente significativo che ti ha fatto capire che stavi seguendo la strada giusta?
Uno dei momenti più significativi è stato quando il giornale La Repubblica mi ha contattato per chiedermi un feedback sulla Prima della Scala di quell’anno. Ricevere questa richiesta da una testata così importante è stata una conferma del valore del mio lavoro di divulgazione.

Inoltre, le collaborazioni con istituzioni come il Teatro Sociale di Como, il Teatro Regio di Torino, l’Arena di Verona, Bärenreiter e Nexo Studios sono stati tasselli fondamentali del mio percorso. Ogni collaborazione ha portato nuove sfide e nuove consapevolezze, permettendomi di crescere sia come artista che come divulgatore.

Tra tutti i generi musicali e teatrali in cui ti sei cimentato, ce n’è uno che non hai ancora esplorato ma che ti piacerebbe affrontare in futuro?
Mi piacerebbe molto esplorare il mondo del musical. È un genere che unisce canto, recitazione e danza, richiedendo una preparazione artistica completa. Credo che cimentarmi in questo ambito potrebbe arricchire ulteriormente il mio percorso artistico e aprirmi a nuove esperienze.

Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai in mente nuove collaborazioni o sfide artistiche da intraprendere nei prossimi mesi?
Ci sono tanti progetti in cantiere che non posso ancora rivelare, ma vi invito a seguirmi sul mio profilo Instagram @marcopangallo_, dove li scoprirete man mano. Posso solo anticipare che ci sono in ballo novità molto interessanti e importanti, che spero possano entusiasmare chi mi segue e chi ama l’opera lirica tanto quanto me.

grazie Marco e complimenti per il tuo lavoro
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