Nato a Carrara nel 1995, ha al suo attivo una serie di pubblicazioni che spaziano tra stili e temi complessi. Con il suo recente libro Profumo di liquirizia, pubblicato da RPlibri nel 2023, Mallegni si conferma una presenza distintiva nel panorama letterario italiano. In questa intervista esclusiva, esploriamo la sua visione artistica, la sua evoluzione e il valore che attribuisce alla poesia nel mondo moderno.
a cura di Salvatore Cucinotta
Benvenuto su Che! Intervista, Pietro Edoardo! Cosa rappresenta per te parlare del tuo lavoro con i
lettori?
Buongiorno e grazie mille per l’invito su Che! Intervista. Parlare del mio lavoro con i lettori rappresenta un’occasione di incontro e confronto su idee, emozioni ed esperienze di vita. Talvolta in tali incontri, nasce dal dialogo, uno spunto di riflessione, ispirazione o “fermentazione”, per lavorare a nuove idee e testi. quindi credo che raccontare il proprio lavoro ai lettori sia una ricchezza che va a alimentare il motore creativo dello scrittore. Un po’ come in cucina quando incontri un cliente e dice “tutto buono, ma avrei messo quel di più di”, ecco, quel “di più di”, che può essere sale, zucchero, acidità, speziato o altro può essere la base di partenza di una ricetta completamente nuova; con il testo e la poesia io mi comporto in modo analogo.
Partendo dal principio, com’è nata la tua passione per la scrittura e quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo poetico?
Durante gli anni delle superiori, ho avuto la fortuna di incontrare persone e professori fantastici, nella fattispecie la mia insegnante di italiano, un giorno ci chiese di scrivere una poesia. Ricordo che durante le letture dei testi la stessa mi chiese di leggere personalmente quanto avevo scritto, quindi mi incoraggiò a continuare a scrivere. Da lì in avanti cominciai a scrivere un po’ dappertutto. Ispirato dalle domande della vita, ma soprattutto dagli inizi e dagli amori che in quella età sono numerosissimi, ma credo essenziali e potenti.
Nel 2013 hai pubblicato il tuo primo libro, “Il dedalo in me”. Qual è il ricordo più vivo di quel debutto
letterario?
Quando è uscito ” Il dedalo in me” andavo ancora a scuola e ricordo che alla prima presentazione fatta in una libreria locale a Massa, vennero due classi intere dell’alberghiero che frequentavo e buona parte dei miei insegnanti. Oltre, ovviamente ad avere amici e parenti, vedere anche i miei compagni di studio presenziare a quel momento fu un’emozione molto forte. Concedersi il momento di nudità emotiva con quelle persone raccontandomi e spiegando quanto avevo scritto è stato incredibile.
Le tue opere successive, come Il Dio Dada e Neurocidio, sembrano esplorare temi più complessi e
profondi. Come descriveresti la tua evoluzione poetica attraverso queste opere?
Ovviamente durante questi anni oltre che scrivere, leggevo moltissimo, specie tutto quello che il programma scolastico non aveva messo dentro gli anni di studio. In più nel medesimo periodo si stratificano centinaia di esperienze, che definiscono secondo me “il diventare grande”. Mi approcciai a tecniche diverse di scrittura, specialmente ispirate dalle poesie di Kerouac e Ginsberg, ( ricordo che mi portavo sempre dietro una copia di “Urlo” che non sopravviveva quasi mai ai numerosi prestiti, e quindi ero sempre a ordinarne una copia nuova). L’unione tra le letture e le nuove esperienze di vita e lavoro, si concretizzarono in quello scrivere che ha contraddistinto quei libri, per me nuovo in quel tempo, il tutto va giustamente analizzato in un melange di emozioni forti di quel momento. I viaggi per lavoro, i nuovi amori, questa volta vissuti in convivenza, la solitudine di chi non trova mai un posto dove rimanere fermo per un po’.
Nel 2023 è uscito “Profumo di liquirizia”. Cosa significa questa raccolta per te e cosa speri che i lettori
portino con sé dopo averla letta?
“Profumo di liquirizia” rappresenta una rinascita, un nuovo linguaggio, un nuovo modo di vivere lo scrivere. L’approccio è molto diverso dalle precedenti raccolte, nei testi le esperienze quotidiane e il lessico della cucina diventano protagonisti. I miei “ferri del mestiere” del cuoco si sono messi al servizio della poesia, così ho avuto modo di narrare la cucina, di farla vivere sotto nuove vesti di amante e boia, raccontando le forme sinuose e le lame più affilate e infine cercando di dare una descrizione della mia dimensione di uomo nell’adesso, attraverso il linguaggio che più mi appartiene. Spero che possa essere per il lettore uno spunto di riflessione, specie per coloro che scrivono o cominciano a scrivere affinché capiscano che il modo migliore di raccontare o raccontarsi è usando il linguaggio di ciò che viviamo quotidianamente; è un libro per dire che tutto ciò che ci nutre vive in perenne dualismo tra la creazione e la distruzione.
Hai viaggiato molto e questo ti ha sicuramente influenzato come persona e come poeta. Quale luogo o cultura ti ha lasciato un segno indelebile nella tua scrittura?
Posso dire che a livello di luoghi e atmosfere Venezia e Trieste sono riuscite ad entrare molto bene nel mio cuore e ho cercato, per quanto mi è stato possibile, di farle entrare nei miei testi, sia da protagoniste, sia come metafore o analogie. Nel mentre ti posso dire che il luogo la cui cultura e pensiero mi hanno colpito di più è l’Inghilterra (del Nord), avrò sempre uno spazietto nel cuore dedicato a Chelmsford e Colchester.
Sei tornato a Massa nel 2017, dopo essere diventato padre. Quanto ha influito la paternità sul tuo percorso creativo e sulla tua poetica?
Be, credo che diventare genitore sia un’esperienza capace di rivoluzionare totalmente l’esistenza di qualsiasi persona; ridisegna molto la geografia del giorno la paternità. Ho cercato di dare una descrizione anche in questo caso molto “mia” all’interno dei testi, raccontare la famiglia, il divenire di se stessi nell’altrui, il bene che si può volere e talvolta la rabbia che si può provare nel riconoscersi incapaci, quando ciò che viene chiesto è il bisogno dei figli, sono un nuovo epicentro all’interno della mia poetica.
Alcune delle tue poesie sono state tradotte in diverse lingue, dall’arabo al cinese. Come ti senti nel sapere che i tuoi versi vengono letti in contesti culturali così diversi?
Sapere di essere letto in una lingua diversa dalla mia mi rende molto felice, sentire i propri testi in un altra lingua è un’emozione forte, come rivedere una propria creatura, ma svestita del suo manto e ricoperta di una materia totalmente nuova. Spesso mi rammarico che in alcune lingue non possa leggermi direttamente, giusto per intonare parole e suoni e allegare agli stessi ricordi ed emozioni che le hanno ispirate, ma adornando le mie parole con un nuovo idioma.
La critica di settore ti ha riconosciuto diversi meriti e i tuoi lavori sono stati pubblicati anche su testate giornalistiche online. Quanto conta per te il riconoscimento da parte del pubblico e della critica?
Su questo ti rispondo più da Pietro cuoco che da Pietro poeta. Quando entro in cucina pur cercando di fare piatti che incontrino i gusti delle persone vi è una basilare forma tecnica che definisce quando una preparazione sia stata fatta bene oppure no. Dalla lavorazione di un filetto al confezionamento di un raviolo vi sono regole che se correttamente rispettate, consentono l’accesso all’estro dello chef per creare abbinamenti, gusti e consistenze nuove. L’estro è privo di riconoscimento quando privato della tecnica (per lo meno in cucina).
La vera soddisfazione giace in quei piatti che in primis so di aver eseguito tecnicamente bene e che piacciono a me (poi possiamo affermare che spesso e volentieri se rispettate tali regole è difficile non incontrare il favore del cliente), pertanto vi è nella scrittura un’analoga forma di soddisfazione poiché l’accostare di sapori e profumi può essere paragonato molto bene alla creazione di un verso. Ovvio è molto soddisfacente far uscire un piatto e ricevere il plauso del cliente o addirittura di un critico, ma la prima soddisfazione sta nell’apprezzare io ciò che creo.
Quali progetti letterari stai coltivando e cosa possiamo aspettarci dal tuo universo creativo nei prossimi anni?
Sto lavorando a diversi progetti in questo periodo, sia in Italia che all’estero, sicuro il 2025 per come è iniziato si prospetta positivo e pieno di belle sorprese.
Complimenti ed un grosso in bocca al lupo per i tuoi lavori futuri
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