Nata a Pavullo nel Frignano nel 1997, è una musicista e cantante lirica, soprano, con una formazione accademica di eccellenza presso il Conservatorio “O. Vecchi – A. Tonelli” di Modena, dove ha ottenuto il massimo dei voti con lode. Oltre alla carriera da solista, Valentina è un’educatrice musicale appassionata, impegnata nell’insegnamento a giovani studenti, anche con difficoltà di apprendimento, nelle scuole primarie e secondarie. La sua esperienza la porta a esibirsi regolarmente in contesti nazionali e internazionali, esplorando repertori che spaziano dalla musica barocca al contemporaneo. Con un percorso in continua evoluzione, Valentina Zanni è una giovane promettente voce che aspira a farsi strada nel panorama italiano e non solo.


Benvenuta Valentina! Hai un percorso di studi musicale molto ampio, con un focus sia sul pianoforte che sul canto lirico. Qual è stata la motivazione dietro questa doppia formazione e come si integrano questi due aspetti nella tua carriera attuale?
Grazie dell’invito! Inizio col dire che, fin da più piccola, sia il pianoforte che il canto hanno sempre catturato molto la mia attenzione. Sono cresciuta in una famiglia in cui nessuno è musicista, tuttavia c’è sempre stato un amore particolare per il repertorio comunemente chiamato “classico”, dunque ho gradualmente maturato la volontà, sempre più forte, di iniziare a studiare musica. Purtroppo però, per varie ragioni personali, questo non mi è stato possibile fino all’età di 14 anni, in cui ho intrapreso, con mia grande gioia, lo studio del pianoforte e subito dopo il percorso allora chiamato “pre-accademico” al conservatorio. Più tardi ho iniziato anche a studiare canto jazz privatamente. Questa duplice anima ha convissuto in me per un po’ di tempo, portandomi a tentare diverse vie di espressione di me stessa, che però non mi soddisfacevano mai del tutto: da un lato c’era un forte amore per il canto, dall’altro un’altrettanto forte fascinazione per uno strumento ma soprattutto per un repertorio che sentivo molto più mio rispetto al jazz. Non ebbi mai l’intuizione che potevo semplicemente unire questi due elementi nella disciplina del canto lirico fino a quando, durante un esame di accompagnamento pianistico al mio primo percorso triennale in conservatorio durante il quale, oggi direi fortuitamente, mancò la cantante, dovetti accompagnarmi cantando un’aria di Vivaldi da sola; quello fu il preciso momento in cui capii di aver trovato un canale di espressione che poteva rappresentarmi pienamente. Il fatto di essermene resa conto relativamente da più adulta, ha comportato e sta comportando tuttora per me diverse sfide sul percorso della mia formazione, ma posso dire che quando ci si sente finalmente al posto giusto, cioè quello che ci rende felici e rappresentasti, tutti gli ostacoli che incontriamo sul cammino non sono che piccole deviazioni che ci permettono di migliorare noi stessi e prepararci al meglio al raggiungimento del nostro traguardo finale.
Aver avuto una formazione come pianista classica mi ha aiutato a maturare una consapevolezza musicale e un’attenzione al segno che tuttora mi sono molto utili nello studio del repertorio lirico. Inoltre, l’approccio metodico allo studio e lo spirito di abnegazione che ho appreso dallo strumento mi aiutano a rimanere determinata e concentrata quotidianamente sui miei obiettivi. Il pianoforte farà sempre parte di me! Sia per quanto riguarda il mio percorso da cantante che quello da didatta.

Durante il tuo percorso hai partecipato a numerose masterclass internazionali, da Miami a Salonicco. Quali sono le esperienze che più hanno influenzato il tuo stile e la tua crescita come artista?
Devo dire che ognuna di queste esperienze ha avuto un forte impatto su di me, per motivazioni differenti. Il fatto di potermi approcciare a realtà così diverse fra loro, mi ha dato l’opportunità di capire meglio sin da giovanissima cosa significhi studiare e lavorare come professionista nell’ambito musicale in paesi diversi dall’Italia. Questo mi ha donato una visione più ampia rispetto alle possibilità che questo settore offre e come poterne usufruire. Di questo percorso di esperienze così variegate devo essere grata alla mia insegnante di pianoforte, il M° Miriam Garagnani, che per prima mi ha incoraggiata e spinta verso queste realtà nazionali e internazionali, insegnandomi saggiamente l’importanza di sapersi creare una rete di conoscenze e collaborazioni con vari professionisti nel campo musicale, forma mentis che mi è tuttora molto utile nella mia professione.

Il tuo ruolo come educatrice musicale è un elemento centrale della tua carriera. Quali sono le sfide più grandi che affronti nel portare la musica ai più giovani e come riesci a trasmettere loro la passione per l’arte?
La musica colta è un genere ormai lontano dalle abitudini di ascolto dei ragazzi; all’interno della scuola in Italia viene dato uno spazio saltuario e del tutto occasionale alla conoscenza di tale repertorio, questo vale in particolare per la lirica, e alla sua fruizione spettacolare (si pensi che l’unico percorso musicale più o meno strutturato di un giovane in Italia, al di là delle attività extrascolastiche, avviene unicamente durante la scuola secondaria di primo grado). Questo costituisce un dato di grande riflessione per me come didatta: intervenire con iniziative e progetti musicali sul territorio si rende così di vitale importanza per mantenere viva una tradizione culturale ricca e significativa come quella del nostro Paese. La complessità multimediale del prodotto performativo presenta diverse sfide che possono essere tramutate però in interessanti opportunità e ganci per poterlo proporre all’interno del contesto scolastico. L’apprendimento basato sull’esperienza è un approccio pedagogico all’educazione all’ascolto estremamente efficace ed è per questo che uno dei miei obiettivi primari quando lavoro con i ragazzi è far vivere loro l’esperienza diretta del Teatro. A questo proposito sto coordinando una serie di progetti fra cui “Prima della prima”, una rassegna di lezioni concerto rivolte ai giovani con l’obiettivo di sensibilizzarli e prepararli alla visione dell’apertura della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano e in seguito ad altri spettacoli che fanno parte del cartellone dei teatri del territorio e “OperaTrailer” una serie di progetti di educazione all’opera che sto portando avanti in collaborazione con la prof.ssa Carlida Steffan, musicologa e didatta del teatro La Fenice di Venezia, nei quali i ragazzi mettono “le mani in pasta” e si cimentano come attori, registi, scenografi e progettisti. Oltre a questo, mi dedico regolarmente all’attività di insegnamento strumentale nella mia scuola di musica a Savignano sul Panaro.

Come soprano, hai avuto l’opportunità di esibirti in diversi contesti e repertori. Quali sono le tue opere o ruoli preferiti e perché?
Ritengo che il mio percorso performativo vero e proprio come cantante debba ancora spiccare il volo, tuttavia ho avuto la fortuna, come giovane artista, di avere già alcune esperienze significative e soddisfacenti. Una di quelle che mi ha segnata di più è stata sicuramente quella relativa al debutto nell’opera Die Zauberflöte di W.A.Mozart nel quale ho interpretato la Zweite Dame: debuttare in un’opera complessa come questa mi ha dato l’opportunità di capire tutto l’enorme lavoro e studio che sta dietro alla preparazione di un ruolo di un’opera in Teatro. I ruoli di operetta che ho debuttato mi hanno insegnato l’importanza della sicurezza nelle intenzioni rispetto alla recitazione e alla presenza scenica, inoltre ho imparato ad essere più duttile e sempre pronta ad adattarmi alle esigenze dello spettacolo dal vivo. Nutro un amore particolare verso il repertorio barocco, ciò mi porta, fra i ruoli che preparo, ad avere una preferenza speciale per le opere e gli oratori di G.F.Handel, uno dei miei compositori preferiti, fra i quali il ruolo di Cleopatra nel Giulio Cesare e molti altri. In futuro spero di ampliare sempre di più il mio repertorio vocale e continuare a sperimentare nuovi generi e stili!

L’approccio didattico nei confronti degli studenti con difficoltà di apprendimento o handicap sembra essere un aspetto importante del tuo lavoro. Cosa ti ha portata a dedicarti a questo campo e quali sono le soddisfazioni più grandi che hai ricevuto in questo ambito?
Nel mio percorso formativo come didatta, ho appreso, ad ogni livello, quanto sia importante strutturare una didattica inclusiva. Oggi più che mai questo è un tema che si sta facendo sempre più strada all’interno delle grandi istituzioni come la scuola pubblica, le università e gradualmente anche le accademie ed i conservatori. Credo sia fondamentale rendere l’alfabetizzazione musicale e i vari percorsi strumentali accessibili al maggior numero di persone ed è per questo motivo che il lavoro dell’insegnante non può prescindere dal tenere conto di chi ha bisogni educativi speciali. La mia, già citata insegnante di pianoforte, il M°Garagnani, è stata anche in quest’ambito una pioniera, permettendomi di affiancarla come tutor in percorsi strumentali con ragazzi portatori di gravi disabilità. Queste esperienze, che proseguono tuttora, mi hanno dato modo di verificare sul campo quali incredibili risultati si possano ottenere attraverso una didattica attenta e personalizzata, inoltre l’arricchimento professionale e personale che si riceve è davvero di grande valore.

La musica rinascimentale e barocca è parte del tuo repertorio, come dimostrano le tue partecipazioni a masterclass specializzate. Cosa trovi particolarmente affascinante di questo periodo musicale?
Amo molto il repertorio rinascimentale e barocco, questo perché, fra le varie motivazioni che si potrebbero menzionare, credo dia all’interprete una grande libertà di espressione: le arie con da capo, ad esempio, permettono al cantante di cimentarsi in cadenze, variazioni, abbellimenti e virtuosismi che rendono l’interpretazione estremamente personale ed unica. In un certo senso, si diventa parte della composizione, essendo intenzione del compositore stesso lasciare al cantante e ai musicisti tale libertà. Inoltre credo sia un genere poco valorizzato e rappresentato nel nostro paese, culla di una folta tradizione operistica, strumentale ed artistica legata a questo periodo. Valorizzare questo repertorio e la tradizione esecutiva che ci tramanda è uno dei miei obiettivi come interprete.

Quali sono i progetti futuri che hai in cantiere, sia come solista che come educatrice musicale? Hai qualche nuovo progetto discografico o esibizione che i tuoi fan possono aspettarsi?
Attualmente mi sto dedicando a diversi progetti musicali e didattici: il prossimo anno mi attendono due concerti in nord Europa e alcune audizioni. Inoltre, uno dei progetti che mi sta più a cuore, è la crescita della Scuola di Musica Ponte Alto-Graziosi di cui sono la direttrice. Dirigere una scuola di musica è una sfida che ho colto con piacere da circa due anni; ritengo sia una grande opportunità di comunicazione con il mio territorio. Assieme all’equipe dei miei capaci colleghi, sto imbastendo diverse iniziative per avvicinare la popolazione a repertori meno rappresentati proponendo rassegne di lezioni concerto tenute da professionisti e allievi su musica lirica, barocca e contemporanea, tutto questo anche attraverso la preziosa collaborazione e il sostegno del Libero Conservatorio Municipale “J.Duprè” di Spilamberto.

L’esperienza di insegnamento presso il Libero Conservatorio Municipale “J. Duprè” e le scuole locali sembra molto radicata nel territorio emiliano. Qual è la tua visione sull’importanza della musica nelle comunità locali e nei contesti scolastici?
Come detto, la musica e l’arte sono parte integrante della cultura del nostro Paese, ancor di più lo sono nelle città come Modena, e in quanto tali meritano un posto di rilievo durante la formazione del nostro bagaglio di conoscenze. Basti pensare che, per esempio, nel 2023 il canto lirico italiano è stato eletto patrimonio immateriale dell’umanità. È nostra responsabilità di docenti e didatti fare in modo che questo patrimonio entri effettivamente a far parte dell’assetto culturale delle nuove generazioni. Il pubblico del Teatro si fa sempre più rado ed anziano e dunque un intervento didattico che parta dalla realtà quotidiana delle scuole locali e dalla comunità si rende sempre più necessario. Come afferma Lorenzo Bianconi, inoltre, la musica può essere considerata storicamente una “scuola dei sentimenti” attraverso l’uso di idonee strategie didattiche e di attività di ascolto mirate, i ragazzi vengono messi in condizione di esplorare un ampio universo emotivo, che si discosta dalle convenzionali dicotomie quali buono/cattivo, giusto/sbagliato, amore/odio per lasciare spazio ad una ricca “alfabetizzazione sentimentale ed emozionale”. L’educazione all’emozione favorisce inoltre un approccio trasversale alle discipline della scuola, che è fortemente auspicato all’interno della cosiddetta “scuola delle competenze” a cui le indicazioni nazionali e i programmi ministeriali mirano.

Nel tuo percorso hai collaborato con diversi maestri di canto lirico, come Francesco Ellero D’Artegna e Stefania Bonfadelli. Quali consigli o lezioni hai tratto da queste collaborazioni e come hanno influenzato il tuo approccio tecnico e interpretativo?
Ho avuto il privilegio di relazionarmi con questi grandi professionisti nel corso di alcune masterclasses, e ciò che porto con me da queste esperienze è l’importanza di una tecnica solida: avere una naturale propensione al canto può essere un notevole vantaggio per chi si approccia a questa disciplina, tuttavia una profonda consapevolezza tecnica è la colonna portante di questa professione. Avere a che fare con uno strumento vivo, il nostro corpo, che cresce e si modifica assieme a noi, che non è sempre nella condizione ideale di dare il suo meglio, ci costringe a cercare la sicurezza della riuscita in un approccio metodico e scientifico alla tecnica vocale. Non ci sono segreti, solo tanta pratica, disciplina e amore per questa meravigliosa e complessa materia!

C’è un sogno o un progetto particolare che vorresti realizzare?
Il mio sogno è quello di rimanere sempre vicina alla musica, impegnata con e per lei. Ovunque la musica mi porti sono pronta a cogliere il suo invito. Tuttavia spero di poter raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissa, ovvero continuare a cantare, sperimentare ed esplorare il repertorio e mettere la mia esperienza a disposizione di tutti i miei futuri allievi.

Grazie Valentina per la tua intervista! Complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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