“Viaggio nel tunnel del narcisista”: Dedy Leone racconta la sua battaglia per uscire dalla manipolazione

Dedy Leone, autrice del libro “Viaggio nel tunnel del narcisista”, condivide la sua esperienza di vita, segnata da una relazione tossica con un narcisista maligno. Il libro racconta il suo percorso, da un incontro apparentemente innocuo online, fino alla liberazione da un incubo fatto di manipolazioni psicologiche, violenze emotive e isolamento. In questa intervista, Dedy ci guida attraverso le fasi più intime e difficili della sua esperienza, parlando del potere del controllo, della perdita di sé e della forza di riscoprirsi.

a cura di Antonio Capua


Dedy, nel tuo libro parli di come tutto è iniziato con un incontro online apparentemente innocuo. Cosa ti ha attratto in quel primo scambio, e con il senno di poi, ci sono segnali a cui avresti dovuto dare più attenzione?
Da quel primo contatto online, oramai è passato molto tempo, non era l’epoca dei social. Erano le prime chat in rete, si trattava di una chat all’interno di un sito radiofonico, pertanto niente di compromettente.

In quegli anni, parlare in rete era una novità, una curiosità che catturava l’immaginazione di molti. Mi sembrava una persona a posto, e io ero incuriosita. Il fatto di non vederla di persona, di conoscere solo un nickname e null’altro, mi faceva sentire al sicuro. C’era una sorta di fiducia implicita nel fatto che ci trovavamo entrambi in un contesto digitale, dove tutto sembrava sicuro e controllato. Con il senno del poi, posso dire che l’insistenza e il tempo trascorso a parlare di argomenti futili, avrebbe dovuto far nascere qualche sospetto.

Descrivi la tua esperienza come una “discesa” nel tunnel del narcisista. Qual è stato il momento in cui hai realizzato di essere intrappolata in una relazione tossica, e cosa hai provato in quel preciso istante?
Bella domanda! Inizialmente le cose andavano benissimo, troppo perfette per essere vere, non avevo motivo di sospettare alcunché. Me ne sono accorta molto tempo dopo, quando oramai avevo messo tutti i miei interessi e la mia vita nelle sue mani. Questa è una delle grandi abilità di questi “personaggi”, un po’ per volta ti isolano dal resto del mondo affinché diventi in tutto e per tutto dipendente da loro. Quando però ho cercato di prendere alcune decisioni in autonomia, cosa che mi sembrava alquanto normale, ho trovato un muro di gomma, dove mi sono sentita intrappolata, non avevo possibilità di autonomia, da lì ho capito che ero totalmente dipendente, e questa situazione mi rendeva insofferente.

Il controllo del narcisista spesso passa inosservato all’inizio. Quali sono stati i primi segnali di manipolazione che hai iniziato a notare nella tua relazione, e come hanno influito sulla tua autostima?
È molto facile cadere nelle loro manipolazioni, e non mi riferisco solo ai rapporti di coppia, anche quelli professionali o amicali. I primi segnali arrivano quando ho cercato di esporre le mie idee e la reazione non è stata sicuramente quella che mi sarei aspettata. Fortunatamente la mia autostima era alta per natura, ma poi, con il tempo e gradualmente, prendendomi per sfinimento si è cominciata a calare. Ogni piccolo dettaglio, ogni frase che sembrava senza significato, mi faceva sentire meno sicura di me stessa, come se tutto ciò che pensavo e dicevo non avesse valore. Un po’ reagivo, un altro po’ lasciavo perdere, per evitare discussioni interminabili che non portavano mai a niente, se non ad uno sfinimento totale.

Hai descritto come il narcisista ti abbia isolata dai tuoi affetti e dalla tua indipendenza. In che modo la solitudine e l’isolamento ti hanno impedito di reagire subito?
Inizialmente sono estremamente affettuosi e premurosi, bravissimi a far credere che si preoccupano e fanno tutto per te, ancora più bravi a girare le frittate diventando dei veri “Re dell’omelette”, insomma, si vendono molto bene, sempre molto presenti. L’allontanamento dagli affetti degli amici e della famiglia, che mettono in atto, in realtà è una vera e propria tattica per esercitare indisturbati, un controllo totale sulla persona. Poi lentamente, sempre per il bene della coppia, prendono possesso anche della tua autonomia economica e si diventa dipendenti a tutti gli effetti. La manipolazione era talmente elevata e subdola che si è incapaci di reagire. 

Nel tuo libro esplori la dipendenza emotiva e la difficoltà di liberarsi da una relazione tossica. Cosa hai scoperto su te stessa durante questo percorso, e quale consiglio daresti a chi si trova intrappolato in una situazione simile?
Questa esperienza di vita ha messo a nudo una parte di me che non conoscevo. Mi ha insegnato molto, ad ascoltare più il mio istinto, a valutare bene le persone vicine e a cogliere i primi segnali, prima che sia troppo tardi.

A chi pensa, anche minimamente di essere intrappolato in una relazione di questo genere, anche attraverso degli innocui sospetti, il consiglio è di leggere questo libro. In moltissimi casi, l’abuso è sottile e graduale, fino al punto del non ritorno. Infatti, il focus di questo libro è sensibilizzare il lettore in cui si identifica attraverso emozioni ed esperienze vissute, a lui familiari, lasciando una traccia da approfondire

Il narcisista, come racconti, alternava momenti di affetto e premura a episodi di umiliazione e controllo. Come hai vissuto questa alternanza di comportamenti?
Li ho vissuti malissimo, non capivo a cosa fossero dovuti quei cambi repentini, non c’era una logica, né un motivo o un fattore scatenante. Per chi le vive sono situazioni che mandano fuori di testa. In un attimo, l’atteggiamento cambiava e poco dopo era uno slancio affettuoso.

Nonostante tutto, cercavo sempre, sbagliando, di giustificare quegli atteggiamenti così assurdi, dando delle motivazioni fantasiose, una telefonata ricevuta, un po’ di stanchezza, e così via. Alla fine, tensione, paura delle reazioni improvvise ed ansia costante avevano preso il sopravvento, in quanto lo scenario poteva cambiare da un momento all’altro.

Situazioni che mi hanno provocato moltissimo stress fino ad ammalarmi, lasciandomi l’eredità di alcuni punti di invalidità permanente per post traumatico.

Hai parlato di un episodio sconvolgente, quando hai trovato delle foto e hai sospettato di essere stata drogata. Come hai affrontato il senso di tradimento e paura in quei momenti?
Quell’episodio è stato l’apice di tutte le umiliazioni subite. Essere traditi nella propria intimità è una circostanza che lascia senza parole e credi che non può essere vero, sale la paura. La paura di condividere la quotidianità con un perfetto sconosciuto. Quel periodo l’ho vissuto terrorizzata, stando molto attenta a non mangiare o bere durante la sua presenza, non avevo altra scelta. L’unico mio pensiero era di allontanarmi a tutti i costi e non trovavo una soluzione senza provocare eventi spiacevoli. Stavo male fisicamente, senza voglia di vivere, mi sentivo usata, un vero burattino nelle sue mani e questa situazione mi spaventava. 

Il percorso terapeutico ha avuto un ruolo fondamentale nella tua rinascita. Come ha cambiato il modo in cui percepivi te stessa e il tuo carnefice?
Ha cambiato me, ho preso atto che tutti abbiamo dei limiti, dei difetti e dei pregi. Che il mio senso da crocerossina non sempre è una cosa positiva. Ho preso atto che nella vita bisogna saper dire di no senza sentirsi in colpa, è questo è stato un grande vantaggio. A volte un po’ di sano egoismo è un toccasana. Invece prima mi facevo in quattro per tutti gli altri, trascurando le mie priorità. Ha cambiato il mio modo di valutare le persone, di seguire molto più l’istinto anziché la ragione, che spesso può essere un errore. Pertanto, anche la percezione del mio carnefice non era assolutamente giustificabile, sotto nessun aspetto. Di fatto ha cambiato la modalità di percezione tutte le persone che ruotano nella mia quotidianità

Parli di come smettere di “alimentare” il narcisista abbia avuto un impatto su di lui. Quanto è stato difficile non reagire alle sue provocazioni, e quali cambiamenti hai notato nel tuo benessere quando hai smesso di rispondere alle sue manipolazioni?
È stato fondamentale aver acquisito la conoscenza di questo disturbo di personalità in tutte le sue forme e quali potevano essere le conseguenze, dopodiché mi sono imposta che quando sentivo che la provocazione aveva un ritmo in escalation, uscivo di casa, solo così evitavo che mi portasse all’esasperazione. Conoscendo la sua tattica, è stato abbastanza semplice, dato che partiva con un argomento innocuo e banale per arrivare a tutt’altro che niente aveva a che fare con il tema iniziale. Era una persona sadica, provava piacere nel vedermi sbottare, riusciva a svuotarmi di tutte le energie, e lo faceva di proposito. Quando questo è venuto a mancare, e la mia indifferenza era ai massimi livelli, mi sentivo indubbiamente più forte e serena, in quanto il suo ascendente su di me diminuiva.  

Guardando indietro alla tua esperienza, come descriveresti la donna che sei diventata oggi rispetto a quella che eri prima di questa relazione.
Quella donna che guardo allo specchio tutte le mattine è una donna decisamente diversa. È una donna che ha sofferto molto l’abbandono di tutte le persone a lei care. Che ha cambiato totalmente stile di vita, luoghi per ritrovare sé stessa, cercando di ricostruire lentamente ciò che è stato distrutto. È una donna che sceglie con chi condividere parte del suo cammino, e mi riferisco a tutti i tipi di relazioni, amicali, professionali e di coppia. È una donna che nonostante la vita l’abbia messa a dura prova e con qualche ruga in più, non ha mai smesso di combattere per essere sé stessa, pagandone un prezzo molto alto senza perdere la dignità. È una donna che spesso preferisce la solitudine, ma apprezza anche le belle compagnie e gli amici sinceri. È una donna che non si spaventa di fronte le sfida della vita e le accetta rimboccandosi le maniche. Ma è anche una donna che teme il suo futuro.

Domani non so . . .   

Grazie Dedy, ti auguriamo una continua ripresa e speriamo che la tua testimonianza possa essere un faro di speranza per chi sta affrontando sfide simili alle tue.

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